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POSTMODERNO
Tendenza artistica nata in Europa negli anni settanta del XX secolo, che, mirando a un oltrepassamento dello stile "moderno" o "modernista" si propose una ripresa di stili architettonici del passato. Il termine fu poi esteso all'ambito filosofico dal filosofo francese Jean-François Lyotard che nel 1979 pubblicò La condizione postmoderna, dove sostiene che l'epoca "moderna" è giunta all'esaurimento delle sue possibilità. Il postmoderno si definisce tale non nel senso di un post cronologico (un'epoca che viene dopo), ma nel senso di un post tematico, stilistico, logico. In questo modo esso si definisce in quanto contrapposto a un moderno visto come volontà di costruire sistemi, teorie, interpretazioni complessive (grand récit), che enfatizza la razionalità, il valore positivo della scienza e dell'intervento tecnologico, il senso progressivo dello sviluppo storico, e crede nella possibilità di trovare dei fondamenti al pensiero. Il postmoderno, per contro, sostiene la tesi della fine della storia e di ogni filosofia della storia, vede la razionalità come ambigua e contraddittoria, ha un atteggiamento assai critico verso scienza e tecnica e una concezione del sapere senza fondamenti. Segue in ogni disciplina il metodo del repéchage, dell'assemblaggio di pezzi diversi del passato, considera i paradigmi di pensiero, le epoche, le scuole come "stili", ritiene una tendenza essenziale della società contemporanea quella verso la "immaterialità". Dall'Europa il postmoderno passò presto negli Stati Uniti, dove divenne tema di grande discussione fra gli intellettuali e quindi rimbalzò di nuovo in Europa, dove si diffuse in ambiti diversi quali la teoria della letteratura, la sociologia, la scienza politica.

M. Nacci
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